Poesia di ventinove versi
De caitivetz vers e
de caitivetz sirventes fetz...
Una poesia di ventinove versi,
messo alla porta l’ennesimo esattore di
Dio,
non perché abbia nulla contro il culto
né contro i suoi ministri,
ma sono tiepido con gli avventisti,
e ho qualcosa da dire sulla decima
esatta
alla paura di morire,
perché se son finiti i buoni medici
non mi consolano i santoni,
né le tonache nere né le bianche
né le porpora né le arancione,
e in generale tutti quelli che vendono
cose buone, cose che durano,
che resistono all’insulto del tempo,
e se tutto ha il suo prezzo anche la
pietà
dovrà essere spesa con cautela,
e non cade la verità dall’albero
stando col dito nella diga
mentre il flusso dei prestiti a ufo
inarginabile arricchisce
di qua i mercanti e di là non un povero
che sia uno,
e penso anch’io talvolta di comprarmi
una ciotola
e due ciabatte vecchie e di fare fortuna
nel mondo
scopettando gli insetti dal mio cammino,
argilla senza fiato
divino,
che hai fatto sciagurato
della tua giovinezza: io?
una poesia di ventinove versi.