Mon chan fenisc ab dol et ab maltraire


Chiudo il mio canto addolorato e affranto

per sempre ormai, e ormai lo dò per muto:

la materia e la gioia ne ho perduto

col miglior re che mai nacque di madre,

largo ed eloquente,

e buon cavaliere,

di belle fattezze

mostrando umiltà

per far grandi onori.

Mi stringe un dolore

che credo m’estingua

già solo a parlarne.

A Dio lo confido,

che l’affianchi a San Giovanni.

 

Re dei cortesi, ai prodi imperatore,

signore, se di più foste vissuto:

‘re giovane’ avevate nome avuto,

guida e padre foste di gioventù.

Ed usberghi e brandi,

e splendide stoffe,

elmi e gonfaloni,

e vesti e trapunte,

e gioia ed amore

non c’è chi sostenga

né con sé li tenga,

ma vi seguiranno,

con voi se ne andranno,

e ogni azione di valore.

 

Bell’accoglienza e donare sincero,

bel rispondere e ‘siate benvenuto’,

corte aperta pagata e ben tenuta,

e grandi doni e nessun torto fare,

mangiare al concento

di viola e di canto

con bravi compagni

arditi e possenti,

di tutti i migliori:

che tutto rimanga

con voi, nulla tenga

per sé il mondo vile,

il disgraziato anno

che ci illuse con inganno.

 

Signore, in voi non difettava niente,

che tutti avevan voi riconosciuto

il miglior re che mai portasse scudo.

e il più ardito e il migliore nei tornei.

Dal tempo d’Orlando

né di là in avanti

non vidi più prode

né meglio guerriero

né che la sua lode

tanto avanzi al mondo

né lo sani tanto,

nemmeno a cercarlo

da cima e da fondo

fin dal Nilo all’occidente.

 

Voglio per voi, signore, lasciar gioia,

e tutti quelli che v’hanno veduto

devono stare per voi tristi e muti,

e gioia mai tristezza mi rischiari:

Inglesi e Normanni,

Bretoni e d’Irlanda,

Guasconi e Aquitani

ed Angiò ne ha danno,

e il Maines e Tours;

Francia fin Compiègne

non cessi di piangere,

né Fiandra, da Gand

al porto Wissant;

piangono anche gli Alemanni.

 

Lorena e Brabante

nei loro tornei

si dorranno non vedendovi.

 

Non stimo un bisante

né un colpo di ghianda

tutto il mondo e i suoi abitanti,

 

dalla morte affranto

del buon re valente,

da cui tutti abbiamo danno.

 

 

    Testo: Carl Appel, Die Lieder Bertrans von Born, Halle, Niemeyer, 1932; cfr. anche

Gérard Gouiran, L’amour et la guerre. L’oeuvre de Bertran de Born, Aix-en-Provence,

Université de Provence, 1985.

.....Planh (poesia funebre) per la morte di Enrico il re giovane, figlio di Enrico II Plan-

tageneto (11 giugno 1183).