Bertran de Born, S'ieu fos aissi senher ni poderos


Fossi così forte e così signore

di me stesso che fossi senza amore,

e non m’avesse Amore in suo potere,

farei ben io tanto che tutti sappiano

del re Filippo che dolore e danno

e tristezza è che scarso abbia valore

e che Poitiers stia la Francia scorciando.

 

Riccardo prende con lepri i leoni

senza sosta per boschi e per i piani,

che li fa due per volta stare immobili

con la sua forza, che non s’osan muovere;

e pensa bene di qui avanti prendere

usando gli smerigli le grandi aquile,

e con poiane gettar via gli astori.

 

E il re Filippo laggiù coi falconi

va a caccia d’uccellini e passerotti,

e i suoi a lui non osan dire il vero,

che poco a poco si fa buttar giù

da Riccardo, che gli ha tolto quest’anno

l’Angoulême, di cui s’è preso il potere,

e Tolosa che tiene contro il bando.

 

E se per la sua terra non ha ira,

a sua sorella pensi e al prepotente

marito che la lascia ed abbandona

– questo è un torto che a me pare da offendersi –,

e che di male in peggio sta facendo,

che per sposo l’ha dato il re navarro

a sua figlia, per cui l’onta ha maggiore.

 

Se i suoi diritti perde quando è giovane,

dovrà bene da vecchio vergognarsene,

e i francesi hanno poco da sperare,

che ciò che un tempo faceva paura

non curano, che dicano e domandino,

qui nel Poitou, ma quando sono insieme

se ne fan beffe Riccardo e Bertran.

 

E verran qui alla nuova fioritura,

e il loro vanto andrà di sopra in giù,

e non potranno impedire i Guasconi

che ci prendiamo il Monte a San Severo,

e Rocafort, e quanto ci hanno tolto,

che nel Poitou saran le nostre fiaccole

bene accese, che tutti lo vedranno.

 

 

     Edizioni: Die Lieder Bertrans von Born, hrsg. von Carl Appel, Halle, Niemeyer,

1932; e Gérard Gouiran, L’amour et la guerre. L’oeuvre de Bertran de Born,

Aix-en-Provence, Université de Provence, 1985 (del quale in più punti seguo

il testo)